venerdì 30 novembre 2012

PRIVACY? ....


RICEVIAMO UN COMUNICATO DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA TOSCANA 

Consiglio Odg sanziona il direttore di un'emittente

DICIAMO. BENE! 
LEGGIAMO CON CURIOSITA' PER CAPIRE
Il consiglio regionale dell'Ordine dei giornalisti della Toscana ha deciso di
sanzionare disciplinarmente il comportamento del direttore di un'emittente
televisiva che aveva deciso di togliere la firma dei giornalisti tele cineoperatori
autori delle immagini dai servizi mandati in onda dall'emittente.

TRASECOLIAMO: COME SI CHIAMA L'EMITTENTE?  COME SI CHIAMA IL DIRETTORE? A CHE SANZIONE E' ANDATO INCONTRO?
NON è FORSE GIUSTO SAPERLO? 'OMETTENDO' NON DIAMO L'IDEA DI UNA 'CASAT' CHE SI 'AUTODIFENDE'?
FATTO SALVO IL DIRITTO ALLA PRIVACY, NON C'è ANCHE IL DIRITTO ALLA CRONACA CHE CI PERMETTEREBBE COSI' DI CAPIRE MEGLIO.?

Non è questione di 'gogna' mediatica o di violazione dei diritti soggettivi: si tratta di capire come si muove il nostro ordine professionale e perché...

YB

sabato 24 novembre 2012

FUORI O DENTRO (il sindacato) ?


Discutendo con un collega è venuta fuori questa storia dell’inscriversi o meno al sindacato. Effettivamente non possiamo dire, salvo lodevoli ma ancora rarissime eccezioni, abbia particolarmente a cuore lo stato della categoria, visto il sostanziale disinteresse dei CDR verso lo sfruttamento dei collaboratori, il lavoro ‘illegittimo’ dei pensionati, le vessazioni più o meno continue e palesi cui gli ‘scomodi’ sono sottoposti, la ‘tenerezza’, per non dire la sostanziale ‘connivenza’ con gli editori anche nei momenti in cui questi danno il peggio di sé, il ritardo con cui si affrontano le vertenze, il tipo di tattica e di strategia nelle medesime…Però…c’è un però.
O ‘noi’, e quando dico noi intendo tutti quelli che non sono ‘nei giochi’ e valutano negativamente l’azione del sindacato –nel suo complesso-  riusciamo a ‘farci’ un nuovo sindacato oppure ‘entriamo’ in quello che c’è, sporcandoci le mani, e provando a cambiare le cose.
Io propendo decisamente per la seconda ipotesi. La storia ella nostra categoria e non solo dimostra che la creazione del nuovo richiede una spinta rivoluzionaria che al momento non mi pare di individuare nella ns categoria. Dunque si tratterebbe di un’impresa sostanzialmente suicida.
E io dico anche inutile.
E’ vero, un sindacato unico ha i suoi difetti. –le sue distorsioni. Ma ha anche i suoi pregi: ad esempio lo stare insieme, il dover stare insieme nelle medesime cose invischiati.
A vederla in positivo è un’opportunità straordinaria, a meno che, come troppo spesso capita di recente, non sia invece un modo per perseverare in dinamiche oramai vetuste che presuppongono la sopraffazione dei più deboli da parte dei garantiti.
Dico vetuste perché, questo sì, è un rapporto di forza che si è nei fatti oramai capovolto.
Dunque stare dentro. Sin da subito per non trovarsi impreparati alle scadenze elettorali che prevedono un margine di almeno di due anni per essere eleggibili. Bisogna essere iscritti (in regola e non morosi) invece per votare.
Per chi è sotto i 10mila euro di reddito l’anno da lavoro giornalistico si può chiedere la tessera ‘scontata’ a 10 euro. E una delibera che abbiamo fatta votare scorsa consiliatura e che bisogna rivendicare all’atto dell’iscrizione.

Poi, cura di ya basta, appena avremo dei rappresentanti all’interno del direttivo sarà  prevedere che il costo della tessera sia ‘calibrato’ sul reddito, a partire dalla considerazione che  ad un disoccupato la tessera deve costare simbolicamente al massimo  euri. E da lì prezzi difefrenziati a seconda del reddito. Perché siamo tutti giornalisti, seguiamo tutti le stesse regole, abbiamo tutti la stessa dignità e deontologia, facciamo lo stesso mestiere sia pur in media differenti, ma guadagniamo cifre differenti, e dunque…
Per ya Basta
Domenico Guarino

giovedì 22 novembre 2012

DIFFAMAZIONE: IL SENATO VOTA PER ZITTIRE I PIU' DEBOLI

 Una legge 'classista', dove i più deboli vanno in carcere ed i capi si beccano una multa. Una legge che renderà sempre più 'imbavagliata', soprattutto a livello locale e nelle piccole testate, l'informazione, asservendola ai potentati.

Perché è chiaro ed evidente che, difronte al rischio del carcere, anche quel minimo di possibilità di inchiesta viene a sfumare difronte alla logica del più forte.

Agire contro qualcuno, in malafede,  a mezzo stampa è un reato odioso. Certo: e se si ravvisa il  dolo, la reiterazione, la 'costruzione' ad arte di notizie false, allora è giusto che ci siano pene severe. 

Per gli altri casi,  sin dalla legge costitutiva dell'ordine, il meccanismo per riparare esiste già, ed  è quello della 'rettifica'.

Se i direttori e gli editori la utilizzassero nei termini in cui è prevista, gran parte del contenzioso sparirebbe di colpo.
Di certo non è accettabile che a pagare sia l'ultimo anello della catena.
YB





PAGINA NERA PER IL SENATO, NECESSARIA UNA  REAZIONE VIGOROSA

 

 Diffamazione: ingiustizia è fatta, in carcere i cronisti

 

Una reazione immediata e rigorosa di tutto il giornalismo italiano per
condannare la pagina nera scritta oggi dal Senato che, con un voto
dell'Aula ha approvato una modifica alla normativa sulla diffamazione a
mezzo stampa che condanna al carcere i cronisti e sanziona i direttori
con una semplice multa.

 

Il risultato del lunghissimo tira e molla sulla volontà di evitare il
carcere al  direttore del Giornale Sallusti si è così risolto con la
previsione di condannare chi scrive gli articoli fino a 12 mesi di
galera e comminare a direttori e vice direttori una multa massima di 50
mila euro o anche di 20.

 

La soluzione votata dal Senato non risolve in alcun modo il problema del
danno che si arreca con una notizia errata: vedere il cronista che l'ha
scritta dietro le sbarre può dare soltanto soddisfazione al sentimento
di vendetta. Lo stesso sentimento, covato fin dagli anni dell'inchiesta
Mani pulite, che ha prevalso in Senato.

 

Ristorare la dignità di una persona che si senta offesa da un
giornalista richiede che si possa immediatamente diffondere, con una
rettifica, la versione corretta che ripristini la verità dei fatti

 

I giornalisti italiani devono reagire immediatamente, così come ha
indicato la Fnsi con un primo sciopero lunedì 26, per mostrare che il
nostro paese non può seguire le derive autoritarie dell'Ungheria e della
Romania.  Che i cittadini italiani mantengono tutta la loro volontà di
essere informati su ciò che avviene e che i giornalisti hanno il dovere
di farlo in modo corretto, compiuto e  tempestivo.

 

domenica 11 novembre 2012

'ACCERTARE LE VIOLAZIONI ALLA CARTA DI FIRENZE': LETTERA-ESPOSTO AGLI ORDINI REGIONALI


Riprendiamo e riproponiamo (con soddisfazione) il post su precariato.odg.it.
Nella speranza che qualcuno si 'svegli'...
dg

«Accertate le violazioni della Carta di Firenze». Contro lo sfruttamento e la discriminazione dei giornalisti. E’ il senso di una lettera-esposto inviata dal presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino e dalgruppo di lavoro sul precariato del Cnog a tutti i presidenti degli Ordini regionali, a un anno esatto dall’approvazione del documento deontologico.

«E' necessario – si legge nella lettera - che la nostra istituzione si attivi a livello territoriale al fine di accertare l’esatta dimensione del problema per procedere, in caso di violazione della Carta, all'adozione dei conseguenti provvedimenti».
«E' un impegno ineludibile per rafforzare la credibilità nella professione e per il rispetto che è dovuto ai nostri colleghi che si trovano in difficoltà».
La sollecitazione nasce dalla circostanza che proprio in momenti come questi di grande difficoltà e precarizzazione per l’intera categoria serva un impegno corale da parte dell’organismo territoriale a tutela della professione che è chiamato a intervenire (anche d’ufficio secondo i suoi poteri) per impedire sfruttamento e discriminazione dei giornalisti.
Allegata alla lettera la ricerca ‘Smascheriamo gli editori’ dove l’Ordine dei giornalisti svela i compensi-vergogna dei precari italiani; ricerca da cui è nata l’idea del ddl sull’equo compenso approvato dal Senato, in attesa della definitiva approvazione alla Camera.
La Carta di Firenze entrata in vigore l’8 novembre del 2011, all'art. 2 afferma:
Gli iscritti all’Ordine che rivestano a qualunque titolo ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico sono tenuti a:
a) non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati;
b) garantire il diritto a giorno di riposo, ferie, orari di lavoro compatibili con i contratti di riferimento della categoria;
c) vigilare affinché a seguito del cambio delle gerarchie redazionali non ci siano ripercussioni dal punto di vista economico, morale e della dignità professionale per tutti i colleghi;
d) impegnarsi affinché il lavoro commissionato sia retribuito anche se non pubblicato o trasmesso;
e) vigilare sul rispetto del diritto di firma e del diritto d’autore.
f) vigilare affinché i giornalisti titolari di un trattamento pensionistico Inpgi a qualunque titolo maturato non vengano nuovamente impiegati dal medesimo datore di lavoro con forme di lavoro autonomo ed inseriti nel ciclo produttivo nelle medesime condizioni e/o per l’espletamento delle medesime prestazioni che svolgevano in virtù del precedente rapporto;
g) vigilare che non si verifichino situazioni di incompatibilità ai sensi della legge 150/2000.
Secondo la Carta di Firenze, la violazione di queste regole, applicative dell'art. 2 della Legge 69/1963 concernente i diritti e doveri dei giornalisti, comporta l'avvio di un procedimento disciplinare ai sensi del Titolo III citata legge.

mercoledì 7 novembre 2012

EQUO COMPENSO: IL SENATO DICE SI'... FINALMENTE!



E' una data in qualche modo storica. Ora, ovviamente, bisognerà aspettare la Camera dei deputati. Ma intanto è il segno che la strada che avevamo cominciato con la Carta di Firenze è quella giusta. 
In questa battaglia molti si sono girati dall'altra parte, altri si sono -tiepidamente- avvicinati solo in un secondo momento, altri ancora li aspettiamo sul carro del vincitore a rivendicare false patenti di paternità.
E' la storia. 
Ma noi la cambieremo
Ya Basta!

DOMENICO GUARINO e FABRIZIO MORVIDUCCI

Dalla bacheca di Enzo Iacopino (presidente Ordine dei Giornalisti)

È ORA DI EQUO COMPENSO. Il Senato, alla fine, l'ha approvato con modifiche che impongono un nuovo passaggio alla Camera. È stato sconfitto chi, anche tra noi, sperava saltasse per calcoli e velleità varie. Chi vuole rivendichi paternità e meriti, continuando a pensare che i colleghi abbiano l'anello al naso. Per anni sono stati trattati come schiavi, senza che nessuno intervenisse fino a quando il 18/05/2010 l'idea della legge nacque nella sede dell'Odg. C'erano Giorgia Meloni (allora ministro), Antonio Borghesi e Elio Lannutti (IV), Silvano Moffa (presidente della Commissione Lavoro della Camera), Vincenzo Vita (PD). A loro, si aggiunse a Montecitorio Enzo Carra (UDC) senza l'impegno del quale non l'avremmo mai spuntata. E in Senato, senza Lannutti, Vita, il presidente Renato Schifani e il presidente della Lavoro, Pasquale Giuliano, non sarebbe stato possibile. La lista dei parlamentari ai quali dire grazie è molto più lunga. Ben poca cosa rispetto a quella di quanti, in tutti questi anni sono stati lasciati senza protezione alcuna da molti che oggi dispensano la loro saggezza, dopo aver formulato ipotesi che non avevano alcuna chance alla luce dei regolamenti parlamentari. 
Non è la legge che avremmo voluto, ma introduce un principio dell'alto valore morale. È un buon inizio che consentirà a chi verrà di non partire dall'era delle caverne, com'era prima.
Ai polemisti lasciamo la rivendicazione di una paternità che non hanno e di un contributo reale che millantano.