giovedì 22 novembre 2012

DIFFAMAZIONE: IL SENATO VOTA PER ZITTIRE I PIU' DEBOLI

 Una legge 'classista', dove i più deboli vanno in carcere ed i capi si beccano una multa. Una legge che renderà sempre più 'imbavagliata', soprattutto a livello locale e nelle piccole testate, l'informazione, asservendola ai potentati.

Perché è chiaro ed evidente che, difronte al rischio del carcere, anche quel minimo di possibilità di inchiesta viene a sfumare difronte alla logica del più forte.

Agire contro qualcuno, in malafede,  a mezzo stampa è un reato odioso. Certo: e se si ravvisa il  dolo, la reiterazione, la 'costruzione' ad arte di notizie false, allora è giusto che ci siano pene severe. 

Per gli altri casi,  sin dalla legge costitutiva dell'ordine, il meccanismo per riparare esiste già, ed  è quello della 'rettifica'.

Se i direttori e gli editori la utilizzassero nei termini in cui è prevista, gran parte del contenzioso sparirebbe di colpo.
Di certo non è accettabile che a pagare sia l'ultimo anello della catena.
YB





PAGINA NERA PER IL SENATO, NECESSARIA UNA  REAZIONE VIGOROSA

 

 Diffamazione: ingiustizia è fatta, in carcere i cronisti

 

Una reazione immediata e rigorosa di tutto il giornalismo italiano per
condannare la pagina nera scritta oggi dal Senato che, con un voto
dell'Aula ha approvato una modifica alla normativa sulla diffamazione a
mezzo stampa che condanna al carcere i cronisti e sanziona i direttori
con una semplice multa.

 

Il risultato del lunghissimo tira e molla sulla volontà di evitare il
carcere al  direttore del Giornale Sallusti si è così risolto con la
previsione di condannare chi scrive gli articoli fino a 12 mesi di
galera e comminare a direttori e vice direttori una multa massima di 50
mila euro o anche di 20.

 

La soluzione votata dal Senato non risolve in alcun modo il problema del
danno che si arreca con una notizia errata: vedere il cronista che l'ha
scritta dietro le sbarre può dare soltanto soddisfazione al sentimento
di vendetta. Lo stesso sentimento, covato fin dagli anni dell'inchiesta
Mani pulite, che ha prevalso in Senato.

 

Ristorare la dignità di una persona che si senta offesa da un
giornalista richiede che si possa immediatamente diffondere, con una
rettifica, la versione corretta che ripristini la verità dei fatti

 

I giornalisti italiani devono reagire immediatamente, così come ha
indicato la Fnsi con un primo sciopero lunedì 26, per mostrare che il
nostro paese non può seguire le derive autoritarie dell'Ungheria e della
Romania.  Che i cittadini italiani mantengono tutta la loro volontà di
essere informati su ciò che avviene e che i giornalisti hanno il dovere
di farlo in modo corretto, compiuto e  tempestivo.

 

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