sabato 24 novembre 2012

FUORI O DENTRO (il sindacato) ?


Discutendo con un collega è venuta fuori questa storia dell’inscriversi o meno al sindacato. Effettivamente non possiamo dire, salvo lodevoli ma ancora rarissime eccezioni, abbia particolarmente a cuore lo stato della categoria, visto il sostanziale disinteresse dei CDR verso lo sfruttamento dei collaboratori, il lavoro ‘illegittimo’ dei pensionati, le vessazioni più o meno continue e palesi cui gli ‘scomodi’ sono sottoposti, la ‘tenerezza’, per non dire la sostanziale ‘connivenza’ con gli editori anche nei momenti in cui questi danno il peggio di sé, il ritardo con cui si affrontano le vertenze, il tipo di tattica e di strategia nelle medesime…Però…c’è un però.
O ‘noi’, e quando dico noi intendo tutti quelli che non sono ‘nei giochi’ e valutano negativamente l’azione del sindacato –nel suo complesso-  riusciamo a ‘farci’ un nuovo sindacato oppure ‘entriamo’ in quello che c’è, sporcandoci le mani, e provando a cambiare le cose.
Io propendo decisamente per la seconda ipotesi. La storia ella nostra categoria e non solo dimostra che la creazione del nuovo richiede una spinta rivoluzionaria che al momento non mi pare di individuare nella ns categoria. Dunque si tratterebbe di un’impresa sostanzialmente suicida.
E io dico anche inutile.
E’ vero, un sindacato unico ha i suoi difetti. –le sue distorsioni. Ma ha anche i suoi pregi: ad esempio lo stare insieme, il dover stare insieme nelle medesime cose invischiati.
A vederla in positivo è un’opportunità straordinaria, a meno che, come troppo spesso capita di recente, non sia invece un modo per perseverare in dinamiche oramai vetuste che presuppongono la sopraffazione dei più deboli da parte dei garantiti.
Dico vetuste perché, questo sì, è un rapporto di forza che si è nei fatti oramai capovolto.
Dunque stare dentro. Sin da subito per non trovarsi impreparati alle scadenze elettorali che prevedono un margine di almeno di due anni per essere eleggibili. Bisogna essere iscritti (in regola e non morosi) invece per votare.
Per chi è sotto i 10mila euro di reddito l’anno da lavoro giornalistico si può chiedere la tessera ‘scontata’ a 10 euro. E una delibera che abbiamo fatta votare scorsa consiliatura e che bisogna rivendicare all’atto dell’iscrizione.

Poi, cura di ya basta, appena avremo dei rappresentanti all’interno del direttivo sarà  prevedere che il costo della tessera sia ‘calibrato’ sul reddito, a partire dalla considerazione che  ad un disoccupato la tessera deve costare simbolicamente al massimo  euri. E da lì prezzi difefrenziati a seconda del reddito. Perché siamo tutti giornalisti, seguiamo tutti le stesse regole, abbiamo tutti la stessa dignità e deontologia, facciamo lo stesso mestiere sia pur in media differenti, ma guadagniamo cifre differenti, e dunque…
Per ya Basta
Domenico Guarino

2 commenti:

  1. Io ci sto provando da dentro!
    Chiara Brilli


    http://www.assostampa.org/2609-carta-di-firenze-ast-approva-delibera-allunanimita/

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  2. caro domenico, sono assolutamente d'accordo con questo tuo post.... tutti insieme dentro il sindacato per migliorarlo, cambiarlo, dare voce e rappresentanza a tutti e consegnarlo a un nuova generazione di colleghi e colleghe disposte a impegnarsi....
    Sarà retorica, ma a me non è mai piaciuta la domanda "Cosa fa il sindacato per me?", mi piace che ci si domandi "Cosa faccio io per il sindacato", che è la differenza tra un centro di servizi e una casa comune che sta a tutti abitare (ognuno a modo suo)....

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