lunedì 29 ottobre 2012

STAGISTI: FINALMENTE!

Finalmente. Grazie (anche) alla campagna di Ya Basta (ed al supporto della consigliera Chiara Brilli)  l'AST ha 'battuto un colpo' per quanto riguarda la questione degli stagisti. segno che la mobilitazione paga.

Di seguito trovate il comunicato che fissa paletti chiari per quanto riguarda la vicenda.
Ora, nello spirito della Carta di Firenze, sta anche a tutti noi nelle redazione fare in modo che venga applicata.

Va chiarito anche che non si tratta di un'azione per 'preservare una casta' ai danni delle nuove leve, come vorrebbe furbescamente qualcuno.
Al contrario: è una battaglia per la dignità del lavoro che viene fatta anche e soprattutto a vantaggio di chi vuole avvicinarsi a questa professione. 
Se infatti passa il principio che lo stagista può tranquillamente sostituire un lavoratore, alla fine le condizioni del 'mercato' del lavoro (usiamo malvolentieri un termine di voga, anche se la Costituzione parla di lavoro come diritto e non come merce...) diventeranno impraticabili soprattutto proprio per chi si avvicina ora alla professione, che si troverà ad essere il vertice di una piramide di sfruttati, pagati pochissimo e peggio, e costretti a condizioni  di lavoro e di vita sempre peggiori.
poniamo un argine ora prima che sia troppo tardi

YA BASTA!



sabato 27 ottobre 2012

YA BASTA SOLIDALE CON I COLLABORATORI DE L'UNITA'

Apprendiamo che i collaboratori del giornale "fondato da Antonio Gramsci" (espressione che, per non essere un puro epitaffio alle buone intenzioni, dovrebbe pur voler dire qualcosa...) sono in sciopero da ieri per una settimana a causa dei ritardi e dei mancati pagamenti degli (immaginiamo) già  miseri compensi  loro spettanti.

I colleghi collaboratori de L'Unità denunciano che l'ultimo pagamento a loro favore risale ad agosto e ed è relativo al lavoro svolto a febbraio. Ciò significa che da marzo in poi questi colleghi stanno 'lavorando a gratis'.

Ya basta sa quanto costa fare uno sciopero di questo tipo, soprattutto in una posizione come quella del collaboratore e di questi tempi. 

Per questo la loro scelta è da ammirare ancora di più. per questo a loro va la ns massima solidarietà.

Per questo chiediamo all'FNSI  e alle associazioni stampa di competenza di tutelare il più possibile colleghi che stanno rischiando tutto per una questione di dignità e diritti.

Al sindacato e agli ordini territoriali chiediamo che quanto prima si attivino ai sensi della Carta di Firenze per sanzionare eventualmente chi, contravvenendo al dettato della carta, abbia reso possibile questo scempio.


DG 


mercoledì 17 ottobre 2012

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA ENRICO ROSSI


Caro presidente Rossi, sappiamo,  anche per conoscenza  personale diretta, che lei è persona di parola, e che le sue dichiarazioni non sono mai 'pro forma' ma riguardano un sentire intimo e politico allo stesso tempo.
E' per questo che, partendo dalla sua dichiarazione di ieri circa la chiusura del Giornale della Toscana (ai colleghi la massima solidarietà anche di ya basta!), laddove parlava di " grandissimo prezzo per la liberta' di stampa" e di "vera emergenza'' del settore,   siamo a  chiederle: a quando la legge regionale sul pluralismo dell'informazione locale   di cui si è cominciato  a parlare oramai circa due anni fa ?
 Lei sa che abbiamo presentato alla sua segreteria una proposta concreta, che guarda verso una legge di settore, partendo dalla Costituzione e  dallo Statuto della Regione Toscana che identifica proprio nella corretta e libera  informazione uno dei pilastri della propria struttura ideale e politica.

La nostra proposta   si basa su due  presupposti fondamentali per la tenuta del sistema: da una parte, che si superi   la logica delle 'commissioni' (prebende)  più o meno laute, perseguita attraverso i finanziamenti a pioggia,  e si vada verso un supporto strutturale, calibrato proprio sul ruolo 'sociale' dell'informazione locale; dall'altra che  si premino  gli editori virtuosi, quelli cioé che salvaguardano la quantità e la qualità dell'occupazione e, non come per lo più accaduto finora, i più furbi e le rendite di posizione.

Lei sa, presidente, che oggi la categoria dei giornalisti è tra quelle più precarizzate, e come  nel mondo dell'informazione locale, anche per le caratteristiche specifiche delle aziende che operano in questo settore, tale  precarietà assuma  livelli oramai insopportabili. 
Eppure il sistema dell'informazione  locale, la sua qualità, la sua tenuta, rappresenta un baluardo fondamentale nella formazione di una  cittadinanza consapevole,  e dunque  nella tenuta complessiva della società.  Un sistema di informazione locale vivace e dinamico è un presupposto basilare della vita democratica di un territorio.
Ecco perchè le chiediamo che, quanto prima, la legge veda la luce proprio, auspichiamo, sui presupposti che noi abbiamo suggerito, partendo dall'esperienza della Carta di Firenze . 

Caro presidente, come può comprendere, noi   non stiamo chiedendo carità ma diritti. Quei  diritti che rappresentano  una delle precondizioni per la tenuta del sistema di convivenza civile. Perchè un giornalismo  debole e asservito, oltre ad essere indegno di un territorio civile, è tipico delle società e delle economie più arretrate, oltre che dei regimi più o meno dispotici.
Al contrario i territori ed i paesi più dinamici vedono proprio nella tutela  della  libera circolazione delle informazioni, nella qualità del dibattito e nella professionalità degli operatori del settore, uno dei loro presupposti fondamentali. 
Noi vogliamo che la Toscana guardi verso queste realtà, e siamo sicuri che lei la pensa esattamente come noi. Come siamo sicuri della sua consapevolezza del fatto che tutto ciò non può esistere senza un forte puntello ai diritti ed alla dignità del lavoro dei giornalisti. 

Domenico Guarino
Fabrizio Morviducci


sabato 13 ottobre 2012

Le riforme? Facciamole insieme. No al correntismo e alle tentazioni da 'pensiero unico' nella categoria


La campagna elettorale  è già partita a piene mani. Le correnti sindacal-ordinistiche hanno già cominciato a scontrarsi, sono cominciati i pranzi segreti, le fronde i tradimenti. Uno spettacolino non certo edificante per quanti vi assistono, e per i colleghi che hanno difficoltà a mettere insieme uno stipendio in questi tempi di crisi. E del resto le analisi degli spammatori di professione sui social network, le campagne demagogiche sull'equo compenso (nei fatti avversato, a parole osannato), le opinioni del 'pensiero unico' che obbligano persone che hanno lavorato a un progetto a votare contro, mettono in evidenza che la sfida delle macchine elettorali è già cominciata. Potentati da una parte, giornalismo militante dall'altra sono di nuovo in movimento. I mezzi di convincimento sono sempre gli stessi: le consuete logiche di appartenenza, apparentamento. E le difficoltà a trovare una collaborazione degnamente retribuita, la crisi dell'editoria rendono più facile il compito. Si usano tutti i mezzi, leciti e meno leciti (il secondo l'ho provato sulla pelle tre anni fa) pur di disinnescare l'avversario. E' il fazionismo il vero veleno di una categoria di individualisti, dove ciascuno pensa sempre di essere più bravo dell'altro, di avere una risorsa in più per scavalcare l'altro.
Intanto i problemi restano sempre lì'. Da trenta anni anni si paventano rischi, si analizzano scenari, ma poi non è mai cambiato niente. Anzi è cambiato tutto, visto che un gruppo sempre più ristretto di privilegiati si è garantito lauti stipendi e laute pensioni incentivate (magari con contratti ci collaborazione), ha sfondato il mercato col giornalistificio e ha bruciato varie generazioni di colleghi. Non solo i precari, ma anche gli stessi contrattualizzati. Sempre di meno, costretti a cedere fette di dignità. Io ho 41anni, in Europa ci sono quarantenni che dirigono prestigiose riviste, mentre gli 'inviati sul campo' sono trentenni o poco meno. Qui a quaranta anni siamo ancora 'giovani colleghi'... e anche questa storia non cambia. Strozzati con contratti a tre euro o peggio senza contratto. Costretti ad accettare condizioni capestro, 'stravolgimenti' dei contratti, vessazioni.
Io dico da sempre che è necessario organizzarsi. Oggi per impegnarsi negli istituti di categoria, un indipendente doveva scegliere di candidarsi da una parte o dall'altra. Noi dobbiamo raccogliere tutta la gente di buona volontà, quelli che non hanno interesse per le correnti, l'esasperata politicizzazione della categoria, il sindacalismo a buon mercato. Candidarci e farle noi le riforme, come abbiamo fatto a Firenze. Candidarci e togliere il timone a chi ha affossato il nostro futuro. Dobbiamo provarci, senza aver paura di fallire. Denunciare questo orrore nella melassa degli 'adoranti' il vitello sacro è sicuramente marcare la differenza. Abbiamo il dovere morale di farlo. Per il nostro oggi e per il domani dei nostri figli, ai quali vorremmo consegnare una società migliore (non paracularli per un posto fisso, magari barattando l'incentivo al prepensionamento). Per cambiare dovremo essere tanti. Se non ce la faremo, almeno avremo tentato; sicuramente avremo la consapevolezza che la lamentazione è uno degli sport preferiti tra i colleghi, che però per stanchezza o ignavia non scelgono di impegnarsi in prima persona. Di fatto lasciando spazio a loro, ai moralizzatori, agli ultimi custodi del fuoco sacro della professione, eletti con tre voti dei soliti noti, si godranno le ultime briciole. Orchestra del Titanic... magari, specchio dei tempi sembrano più la Costa Concordia.

FABRIZIO MORVIDUCCI

lunedì 8 ottobre 2012

LA COLLABORAZIONE SI INTENDE GRATUITA


"Settimanale online (...)  cerca collaboratori per ampliamento della redazione per le sezioni attualità, politica, esteri, economia, cultura, tecnologie e webtv. Si richiede conoscenza tematiche trattate dalla testata, predisposizione all’analisi dei fatti e all’esposizione con un linguaggio chiaro ed efficace. Ambiente giovane e dinamico, opportunità di sviluppare competenze in ambito giornalistico e multimediale. La collaborazione si intende gratuita, con possibilità di acquisizione di crediti formativi universitari e partecipazione ad eventi tramite accredito stampa". 

Ecco: questo è uno dei mille e più annunci che si possono leggere on line  circa le offerte di lavoro per giornalisti e/o comunicatori.
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la cosa che colpisce sempre nell'entrare all'interno dei meandri nemmeno  tanto oscuri di questi elenchi di 'opportunità' è l'assoluta mancanza di concetti come 'contratto' (diritti, orari, etc) e la macroscopica, direi ossessiva, predilezione per il 'lavoro a titolo gratuito' . 
Che, ad una mente accorta, dovrebbe suonare come un ossimoro, considerato come 
IL LAVORO sia 
 "un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche o intellettuali per raggiungere uno scopo preciso, ossia procurarsi col proprio lavoro beni essenziali per vivere o beni superflui (...) attraverso un valore monetario riconosciuto acquisito da terzi quale compenso". 

Ma tant'è!
Ci dicono, e tutti ne siamo convinti, che la rete sarà il futuro.
Colpisce però che, anche nelle recenti manifestazioni dedicate al giornalismo in Internet, questo tema sia rimasto ai margini, per non dire altro.
Eppure dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi ulteriore riflessione.

Sarebbe ora che i ns. dirigenti di sindacato ed ordine regionale provassero  a confrontarsi anche su queste cose, su come il giornalismi possa sopravvivere a tutto questo. A meno che non si voglia semplicemente  traghettare l'ultima generazione di privilegiati alla sicura pensione.

mercoledì 3 ottobre 2012

INSIEME! lettera aperta ai colleghi contrattualizzati


Ya basta nasce  per tentare un'operazione ambiziosa, ovvero unire precari, free lance orgogliosi di esserlo, contrattualizzati vari (FNSI, FRTI, AERANTI-Corallo), cocopro, partite iva etc. etc.,  intorno ad alcuni concetti basilari: dignità, diritti, equità, giustizia. Principi semplici che hanno nella Costituzione, inannzitutto, e dunque   nelle leggi,  i presupposti fondamentali, ma che vanno fatti vivere nella concretezza delle scelte e delle azioni quotidiane, pena la loro sterilizzazione progressiva.
Ho cominciato a parlarne scrivendo una lettera ai precari fiorentini che ha suscitato un vasto interesse ed un ampio dibattito. Ritengo sia stato un buon segno: significa che le obnubilazioni della contemporaneità non ci hanno resi del tutto abulici.
E' per questo che oggi voglio scrivere una lettera aperta anche ai  colleghi contrattualizzati: semplicemente per chiedere loro di schierarsi. Apertamente!

Non è pensabile infatti (e lo spirito della Carta di Firenze nasce proprio da questa considerazione, che a sua volta deriva dal primo dovere del giornalista -insieme con quello di cronaca e critica-, cioè la solidarietà nei confronti dei colleghi) che si continui a far finta di nulla. 
Non è possibile che nessuno nelle redazioni, fuori dalle redazioni, negli uffici stampa/comiunicazione pubblici e/o privati, magari proprio perché protetto e garantito dallo stipendio e dal contratto,  non veda  quanta parte di quello che CI è permesso deriva dal fatto che la 'baracca' si regge oramai sulle spalle di decine, centinaia, di colleghi sottopagati e sfruttati. Senza i quali il sistema dell'editoria italiana sarebbe da anni andato a scatafascio, i  giornali non uscirebbero, le radio non trasmetterebbero e nemmeno le TV; i siti web sarebbero morti, altro che 'just in time'...

Cari colleghi contrattualizzati, va detto una volta per tutte: non è più possibile andare avanti come se nulla fosse. Come se quello stipendio di cui godiamo e le garanzie che ci fanno forti, non fossero oggi più che mai costruite anche sulle spalle di colleghi meno fortunati di noi, verso i quali abbiamo dunque inannzitutto un debito di riconoscenza.
Mi chiedo e vi chiedo: come si  fa a restare indifferenti rispetto a questo? Nei fatti, intendo, non nelle belle intenzioni espresse nei convegni e nelle mozioni di categoria. Cosa aspettiamo dunque dunque a ribellarci di fronte a questo andazzo, cominciando a denunciare chi va denunciato? 

Come si fa a rimanere impassibili di fronte al fatto che, accanto ad un nostro  articolo, servizio, take etc. ne venga pubblicato un altro il cui autore, quando va bene, viene pagato (se viene pagato) un decimo rispetto a noi? Con contratti capestro o peggio.
E come si fa a non capire che questo meccanismo, rispetto al quale  rimaniamo per lo più indifferenti, sta rendendo il mondo del lavoro un campo di battaglia dove i simili si scannano tra di loro.
La storia recente dell'editoria -delle sue condizioni concrete-  dimostra come, l'aver mostrato disinteresse (o peggio, l'aver avallato...) la precarizzazione di massa di intere generazioni e settori del nostro lavoro, abbia prodotto e continui ad alimentare un sistema in cui le garanzie e i diritti sono in pericolo per tutti. Contrattualizzati e non, garantiti e non.
Sembriamo non capire che di fatto siamo  tutti cooperanti con gli editori nella costruzione un futuro del tutto simile a una giungla a-contrattuale e a-morale, in cui affogheremo tutti. E prima di noi, la nostra dignità professionale, la possibilità di fare un giornalismo degno di questo nome.


E allora, cari colleghi contrattualizzati, se non per loro - ovvero, per i precari-, se non per i vostri figli o nipoti che subiranno le conseguenze della nostra apatia, facciamolo  per noi  stessi:  per evitare cioé che l'onda lunga ci travolga tutti, che il ricatto del 'fuori è peggio' non diventi anche per noi (come sempre più spesso accade già oggi)  la mannaia quotidiana sotto la cui minaccia cedere diritti. 
E' per questo che vi chiediamo un gesto di dignità di coraggio e, perchè no, di bellezza -termine che dei questi tempi va molto di moda-.
Scendiamo dunque  dal nostro piedistallo (sempre più malfermo, per altro..) e lavoriamo per un fronte comune che, nella promozione dei diritti di tutti e della dignità di ciascuno, serva davvero al futuro della nostra professione. E, se proprio l'idealismo non ci piace,  almeno  al vostro/nostro  piccolo, ma importantissimo futuro individuale.,

Noi di ya basta non ci sentiamo a nostro agio in  un mondo in cui un manipolo di privilegiati banchetta allegramente sullo sfruttamento di migliaia di colleghi . A questo non ci vogliamo arrendere.
E voi?

lunedì 1 ottobre 2012

STAGISTI: APPELLO AL SINDACATO-ORDINE


STAGISTI: APPELLO AL SINDACATO-ORDINE

Caro Ordine, caro Sindacato Toscano, credo sia arrivato il momento di una presa di posizione forte e definitva sulla questione degli stagisti, che, soprattutto in tempi di crisi, sta diventando sempre più delicata.
Non è possibile infatti assistere impunemente al fatto che, mentre si mettono in cassa integrazione, si licenziano, si maltrattano e si sottopagano intere redazioni, gli editori possano senza ritegno e problema alcuno mandare alle conferenze stampa stagisti di varia provenienza, o possano inserirli stabilmente per 6/8 ore quotidiane nella catena produttiva, senza che nessuno intervenga.
In questo modo, come già detto, si contravviene alle leggi, ma, soprattutto, per quel che ci riguarda, si utilizza sostanzialmente lavoro nero , al posto dei lavoratori licenziati o messi in cassa integrazione.
Al di là delle lodevoli prestazioni di libri e dei succulentissimi convegni, sarebbe ora che qualcuno si occupasse davvero di questa vicenda.

Sarebbe ora che anche le istituzioni (regione e provincia in primis), visto il loro interesse verso le questioni del lavoro, facciano sentire la loro voce e si attivino FATTIVAMENTE perchè questo scempio non prosegua.
Come? 
Una proposta che abbiamo già avanzato e che potrebbe  intanto frenare la deriva è chiedere che i progetti di comunicazione istituzionale, le conferenze stampa, i servizi etc che riguardano le istituzioni NON SIANO confezionate e/o affidate a stagisti

A meno che non  voglia un futuro fatto di stagisti non pagati e di qualche pivilegiato attaccato al proprio fortino.
Inespugnabile?
DG