venerdì 30 novembre 2012

PRIVACY? ....


RICEVIAMO UN COMUNICATO DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA TOSCANA 

Consiglio Odg sanziona il direttore di un'emittente

DICIAMO. BENE! 
LEGGIAMO CON CURIOSITA' PER CAPIRE
Il consiglio regionale dell'Ordine dei giornalisti della Toscana ha deciso di
sanzionare disciplinarmente il comportamento del direttore di un'emittente
televisiva che aveva deciso di togliere la firma dei giornalisti tele cineoperatori
autori delle immagini dai servizi mandati in onda dall'emittente.

TRASECOLIAMO: COME SI CHIAMA L'EMITTENTE?  COME SI CHIAMA IL DIRETTORE? A CHE SANZIONE E' ANDATO INCONTRO?
NON è FORSE GIUSTO SAPERLO? 'OMETTENDO' NON DIAMO L'IDEA DI UNA 'CASAT' CHE SI 'AUTODIFENDE'?
FATTO SALVO IL DIRITTO ALLA PRIVACY, NON C'è ANCHE IL DIRITTO ALLA CRONACA CHE CI PERMETTEREBBE COSI' DI CAPIRE MEGLIO.?

Non è questione di 'gogna' mediatica o di violazione dei diritti soggettivi: si tratta di capire come si muove il nostro ordine professionale e perché...

YB

sabato 24 novembre 2012

FUORI O DENTRO (il sindacato) ?


Discutendo con un collega è venuta fuori questa storia dell’inscriversi o meno al sindacato. Effettivamente non possiamo dire, salvo lodevoli ma ancora rarissime eccezioni, abbia particolarmente a cuore lo stato della categoria, visto il sostanziale disinteresse dei CDR verso lo sfruttamento dei collaboratori, il lavoro ‘illegittimo’ dei pensionati, le vessazioni più o meno continue e palesi cui gli ‘scomodi’ sono sottoposti, la ‘tenerezza’, per non dire la sostanziale ‘connivenza’ con gli editori anche nei momenti in cui questi danno il peggio di sé, il ritardo con cui si affrontano le vertenze, il tipo di tattica e di strategia nelle medesime…Però…c’è un però.
O ‘noi’, e quando dico noi intendo tutti quelli che non sono ‘nei giochi’ e valutano negativamente l’azione del sindacato –nel suo complesso-  riusciamo a ‘farci’ un nuovo sindacato oppure ‘entriamo’ in quello che c’è, sporcandoci le mani, e provando a cambiare le cose.
Io propendo decisamente per la seconda ipotesi. La storia ella nostra categoria e non solo dimostra che la creazione del nuovo richiede una spinta rivoluzionaria che al momento non mi pare di individuare nella ns categoria. Dunque si tratterebbe di un’impresa sostanzialmente suicida.
E io dico anche inutile.
E’ vero, un sindacato unico ha i suoi difetti. –le sue distorsioni. Ma ha anche i suoi pregi: ad esempio lo stare insieme, il dover stare insieme nelle medesime cose invischiati.
A vederla in positivo è un’opportunità straordinaria, a meno che, come troppo spesso capita di recente, non sia invece un modo per perseverare in dinamiche oramai vetuste che presuppongono la sopraffazione dei più deboli da parte dei garantiti.
Dico vetuste perché, questo sì, è un rapporto di forza che si è nei fatti oramai capovolto.
Dunque stare dentro. Sin da subito per non trovarsi impreparati alle scadenze elettorali che prevedono un margine di almeno di due anni per essere eleggibili. Bisogna essere iscritti (in regola e non morosi) invece per votare.
Per chi è sotto i 10mila euro di reddito l’anno da lavoro giornalistico si può chiedere la tessera ‘scontata’ a 10 euro. E una delibera che abbiamo fatta votare scorsa consiliatura e che bisogna rivendicare all’atto dell’iscrizione.

Poi, cura di ya basta, appena avremo dei rappresentanti all’interno del direttivo sarà  prevedere che il costo della tessera sia ‘calibrato’ sul reddito, a partire dalla considerazione che  ad un disoccupato la tessera deve costare simbolicamente al massimo  euri. E da lì prezzi difefrenziati a seconda del reddito. Perché siamo tutti giornalisti, seguiamo tutti le stesse regole, abbiamo tutti la stessa dignità e deontologia, facciamo lo stesso mestiere sia pur in media differenti, ma guadagniamo cifre differenti, e dunque…
Per ya Basta
Domenico Guarino

giovedì 22 novembre 2012

DIFFAMAZIONE: IL SENATO VOTA PER ZITTIRE I PIU' DEBOLI

 Una legge 'classista', dove i più deboli vanno in carcere ed i capi si beccano una multa. Una legge che renderà sempre più 'imbavagliata', soprattutto a livello locale e nelle piccole testate, l'informazione, asservendola ai potentati.

Perché è chiaro ed evidente che, difronte al rischio del carcere, anche quel minimo di possibilità di inchiesta viene a sfumare difronte alla logica del più forte.

Agire contro qualcuno, in malafede,  a mezzo stampa è un reato odioso. Certo: e se si ravvisa il  dolo, la reiterazione, la 'costruzione' ad arte di notizie false, allora è giusto che ci siano pene severe. 

Per gli altri casi,  sin dalla legge costitutiva dell'ordine, il meccanismo per riparare esiste già, ed  è quello della 'rettifica'.

Se i direttori e gli editori la utilizzassero nei termini in cui è prevista, gran parte del contenzioso sparirebbe di colpo.
Di certo non è accettabile che a pagare sia l'ultimo anello della catena.
YB





PAGINA NERA PER IL SENATO, NECESSARIA UNA  REAZIONE VIGOROSA

 

 Diffamazione: ingiustizia è fatta, in carcere i cronisti

 

Una reazione immediata e rigorosa di tutto il giornalismo italiano per
condannare la pagina nera scritta oggi dal Senato che, con un voto
dell'Aula ha approvato una modifica alla normativa sulla diffamazione a
mezzo stampa che condanna al carcere i cronisti e sanziona i direttori
con una semplice multa.

 

Il risultato del lunghissimo tira e molla sulla volontà di evitare il
carcere al  direttore del Giornale Sallusti si è così risolto con la
previsione di condannare chi scrive gli articoli fino a 12 mesi di
galera e comminare a direttori e vice direttori una multa massima di 50
mila euro o anche di 20.

 

La soluzione votata dal Senato non risolve in alcun modo il problema del
danno che si arreca con una notizia errata: vedere il cronista che l'ha
scritta dietro le sbarre può dare soltanto soddisfazione al sentimento
di vendetta. Lo stesso sentimento, covato fin dagli anni dell'inchiesta
Mani pulite, che ha prevalso in Senato.

 

Ristorare la dignità di una persona che si senta offesa da un
giornalista richiede che si possa immediatamente diffondere, con una
rettifica, la versione corretta che ripristini la verità dei fatti

 

I giornalisti italiani devono reagire immediatamente, così come ha
indicato la Fnsi con un primo sciopero lunedì 26, per mostrare che il
nostro paese non può seguire le derive autoritarie dell'Ungheria e della
Romania.  Che i cittadini italiani mantengono tutta la loro volontà di
essere informati su ciò che avviene e che i giornalisti hanno il dovere
di farlo in modo corretto, compiuto e  tempestivo.

 

domenica 11 novembre 2012

'ACCERTARE LE VIOLAZIONI ALLA CARTA DI FIRENZE': LETTERA-ESPOSTO AGLI ORDINI REGIONALI


Riprendiamo e riproponiamo (con soddisfazione) il post su precariato.odg.it.
Nella speranza che qualcuno si 'svegli'...
dg

«Accertate le violazioni della Carta di Firenze». Contro lo sfruttamento e la discriminazione dei giornalisti. E’ il senso di una lettera-esposto inviata dal presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino e dalgruppo di lavoro sul precariato del Cnog a tutti i presidenti degli Ordini regionali, a un anno esatto dall’approvazione del documento deontologico.

«E' necessario – si legge nella lettera - che la nostra istituzione si attivi a livello territoriale al fine di accertare l’esatta dimensione del problema per procedere, in caso di violazione della Carta, all'adozione dei conseguenti provvedimenti».
«E' un impegno ineludibile per rafforzare la credibilità nella professione e per il rispetto che è dovuto ai nostri colleghi che si trovano in difficoltà».
La sollecitazione nasce dalla circostanza che proprio in momenti come questi di grande difficoltà e precarizzazione per l’intera categoria serva un impegno corale da parte dell’organismo territoriale a tutela della professione che è chiamato a intervenire (anche d’ufficio secondo i suoi poteri) per impedire sfruttamento e discriminazione dei giornalisti.
Allegata alla lettera la ricerca ‘Smascheriamo gli editori’ dove l’Ordine dei giornalisti svela i compensi-vergogna dei precari italiani; ricerca da cui è nata l’idea del ddl sull’equo compenso approvato dal Senato, in attesa della definitiva approvazione alla Camera.
La Carta di Firenze entrata in vigore l’8 novembre del 2011, all'art. 2 afferma:
Gli iscritti all’Ordine che rivestano a qualunque titolo ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico sono tenuti a:
a) non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati;
b) garantire il diritto a giorno di riposo, ferie, orari di lavoro compatibili con i contratti di riferimento della categoria;
c) vigilare affinché a seguito del cambio delle gerarchie redazionali non ci siano ripercussioni dal punto di vista economico, morale e della dignità professionale per tutti i colleghi;
d) impegnarsi affinché il lavoro commissionato sia retribuito anche se non pubblicato o trasmesso;
e) vigilare sul rispetto del diritto di firma e del diritto d’autore.
f) vigilare affinché i giornalisti titolari di un trattamento pensionistico Inpgi a qualunque titolo maturato non vengano nuovamente impiegati dal medesimo datore di lavoro con forme di lavoro autonomo ed inseriti nel ciclo produttivo nelle medesime condizioni e/o per l’espletamento delle medesime prestazioni che svolgevano in virtù del precedente rapporto;
g) vigilare che non si verifichino situazioni di incompatibilità ai sensi della legge 150/2000.
Secondo la Carta di Firenze, la violazione di queste regole, applicative dell'art. 2 della Legge 69/1963 concernente i diritti e doveri dei giornalisti, comporta l'avvio di un procedimento disciplinare ai sensi del Titolo III citata legge.

mercoledì 7 novembre 2012

EQUO COMPENSO: IL SENATO DICE SI'... FINALMENTE!



E' una data in qualche modo storica. Ora, ovviamente, bisognerà aspettare la Camera dei deputati. Ma intanto è il segno che la strada che avevamo cominciato con la Carta di Firenze è quella giusta. 
In questa battaglia molti si sono girati dall'altra parte, altri si sono -tiepidamente- avvicinati solo in un secondo momento, altri ancora li aspettiamo sul carro del vincitore a rivendicare false patenti di paternità.
E' la storia. 
Ma noi la cambieremo
Ya Basta!

DOMENICO GUARINO e FABRIZIO MORVIDUCCI

Dalla bacheca di Enzo Iacopino (presidente Ordine dei Giornalisti)

È ORA DI EQUO COMPENSO. Il Senato, alla fine, l'ha approvato con modifiche che impongono un nuovo passaggio alla Camera. È stato sconfitto chi, anche tra noi, sperava saltasse per calcoli e velleità varie. Chi vuole rivendichi paternità e meriti, continuando a pensare che i colleghi abbiano l'anello al naso. Per anni sono stati trattati come schiavi, senza che nessuno intervenisse fino a quando il 18/05/2010 l'idea della legge nacque nella sede dell'Odg. C'erano Giorgia Meloni (allora ministro), Antonio Borghesi e Elio Lannutti (IV), Silvano Moffa (presidente della Commissione Lavoro della Camera), Vincenzo Vita (PD). A loro, si aggiunse a Montecitorio Enzo Carra (UDC) senza l'impegno del quale non l'avremmo mai spuntata. E in Senato, senza Lannutti, Vita, il presidente Renato Schifani e il presidente della Lavoro, Pasquale Giuliano, non sarebbe stato possibile. La lista dei parlamentari ai quali dire grazie è molto più lunga. Ben poca cosa rispetto a quella di quanti, in tutti questi anni sono stati lasciati senza protezione alcuna da molti che oggi dispensano la loro saggezza, dopo aver formulato ipotesi che non avevano alcuna chance alla luce dei regolamenti parlamentari. 
Non è la legge che avremmo voluto, ma introduce un principio dell'alto valore morale. È un buon inizio che consentirà a chi verrà di non partire dall'era delle caverne, com'era prima.
Ai polemisti lasciamo la rivendicazione di una paternità che non hanno e di un contributo reale che millantano.

lunedì 29 ottobre 2012

STAGISTI: FINALMENTE!

Finalmente. Grazie (anche) alla campagna di Ya Basta (ed al supporto della consigliera Chiara Brilli)  l'AST ha 'battuto un colpo' per quanto riguarda la questione degli stagisti. segno che la mobilitazione paga.

Di seguito trovate il comunicato che fissa paletti chiari per quanto riguarda la vicenda.
Ora, nello spirito della Carta di Firenze, sta anche a tutti noi nelle redazione fare in modo che venga applicata.

Va chiarito anche che non si tratta di un'azione per 'preservare una casta' ai danni delle nuove leve, come vorrebbe furbescamente qualcuno.
Al contrario: è una battaglia per la dignità del lavoro che viene fatta anche e soprattutto a vantaggio di chi vuole avvicinarsi a questa professione. 
Se infatti passa il principio che lo stagista può tranquillamente sostituire un lavoratore, alla fine le condizioni del 'mercato' del lavoro (usiamo malvolentieri un termine di voga, anche se la Costituzione parla di lavoro come diritto e non come merce...) diventeranno impraticabili soprattutto proprio per chi si avvicina ora alla professione, che si troverà ad essere il vertice di una piramide di sfruttati, pagati pochissimo e peggio, e costretti a condizioni  di lavoro e di vita sempre peggiori.
poniamo un argine ora prima che sia troppo tardi

YA BASTA!



sabato 27 ottobre 2012

YA BASTA SOLIDALE CON I COLLABORATORI DE L'UNITA'

Apprendiamo che i collaboratori del giornale "fondato da Antonio Gramsci" (espressione che, per non essere un puro epitaffio alle buone intenzioni, dovrebbe pur voler dire qualcosa...) sono in sciopero da ieri per una settimana a causa dei ritardi e dei mancati pagamenti degli (immaginiamo) già  miseri compensi  loro spettanti.

I colleghi collaboratori de L'Unità denunciano che l'ultimo pagamento a loro favore risale ad agosto e ed è relativo al lavoro svolto a febbraio. Ciò significa che da marzo in poi questi colleghi stanno 'lavorando a gratis'.

Ya basta sa quanto costa fare uno sciopero di questo tipo, soprattutto in una posizione come quella del collaboratore e di questi tempi. 

Per questo la loro scelta è da ammirare ancora di più. per questo a loro va la ns massima solidarietà.

Per questo chiediamo all'FNSI  e alle associazioni stampa di competenza di tutelare il più possibile colleghi che stanno rischiando tutto per una questione di dignità e diritti.

Al sindacato e agli ordini territoriali chiediamo che quanto prima si attivino ai sensi della Carta di Firenze per sanzionare eventualmente chi, contravvenendo al dettato della carta, abbia reso possibile questo scempio.


DG 


mercoledì 17 ottobre 2012

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA ENRICO ROSSI


Caro presidente Rossi, sappiamo,  anche per conoscenza  personale diretta, che lei è persona di parola, e che le sue dichiarazioni non sono mai 'pro forma' ma riguardano un sentire intimo e politico allo stesso tempo.
E' per questo che, partendo dalla sua dichiarazione di ieri circa la chiusura del Giornale della Toscana (ai colleghi la massima solidarietà anche di ya basta!), laddove parlava di " grandissimo prezzo per la liberta' di stampa" e di "vera emergenza'' del settore,   siamo a  chiederle: a quando la legge regionale sul pluralismo dell'informazione locale   di cui si è cominciato  a parlare oramai circa due anni fa ?
 Lei sa che abbiamo presentato alla sua segreteria una proposta concreta, che guarda verso una legge di settore, partendo dalla Costituzione e  dallo Statuto della Regione Toscana che identifica proprio nella corretta e libera  informazione uno dei pilastri della propria struttura ideale e politica.

La nostra proposta   si basa su due  presupposti fondamentali per la tenuta del sistema: da una parte, che si superi   la logica delle 'commissioni' (prebende)  più o meno laute, perseguita attraverso i finanziamenti a pioggia,  e si vada verso un supporto strutturale, calibrato proprio sul ruolo 'sociale' dell'informazione locale; dall'altra che  si premino  gli editori virtuosi, quelli cioé che salvaguardano la quantità e la qualità dell'occupazione e, non come per lo più accaduto finora, i più furbi e le rendite di posizione.

Lei sa, presidente, che oggi la categoria dei giornalisti è tra quelle più precarizzate, e come  nel mondo dell'informazione locale, anche per le caratteristiche specifiche delle aziende che operano in questo settore, tale  precarietà assuma  livelli oramai insopportabili. 
Eppure il sistema dell'informazione  locale, la sua qualità, la sua tenuta, rappresenta un baluardo fondamentale nella formazione di una  cittadinanza consapevole,  e dunque  nella tenuta complessiva della società.  Un sistema di informazione locale vivace e dinamico è un presupposto basilare della vita democratica di un territorio.
Ecco perchè le chiediamo che, quanto prima, la legge veda la luce proprio, auspichiamo, sui presupposti che noi abbiamo suggerito, partendo dall'esperienza della Carta di Firenze . 

Caro presidente, come può comprendere, noi   non stiamo chiedendo carità ma diritti. Quei  diritti che rappresentano  una delle precondizioni per la tenuta del sistema di convivenza civile. Perchè un giornalismo  debole e asservito, oltre ad essere indegno di un territorio civile, è tipico delle società e delle economie più arretrate, oltre che dei regimi più o meno dispotici.
Al contrario i territori ed i paesi più dinamici vedono proprio nella tutela  della  libera circolazione delle informazioni, nella qualità del dibattito e nella professionalità degli operatori del settore, uno dei loro presupposti fondamentali. 
Noi vogliamo che la Toscana guardi verso queste realtà, e siamo sicuri che lei la pensa esattamente come noi. Come siamo sicuri della sua consapevolezza del fatto che tutto ciò non può esistere senza un forte puntello ai diritti ed alla dignità del lavoro dei giornalisti. 

Domenico Guarino
Fabrizio Morviducci


sabato 13 ottobre 2012

Le riforme? Facciamole insieme. No al correntismo e alle tentazioni da 'pensiero unico' nella categoria


La campagna elettorale  è già partita a piene mani. Le correnti sindacal-ordinistiche hanno già cominciato a scontrarsi, sono cominciati i pranzi segreti, le fronde i tradimenti. Uno spettacolino non certo edificante per quanti vi assistono, e per i colleghi che hanno difficoltà a mettere insieme uno stipendio in questi tempi di crisi. E del resto le analisi degli spammatori di professione sui social network, le campagne demagogiche sull'equo compenso (nei fatti avversato, a parole osannato), le opinioni del 'pensiero unico' che obbligano persone che hanno lavorato a un progetto a votare contro, mettono in evidenza che la sfida delle macchine elettorali è già cominciata. Potentati da una parte, giornalismo militante dall'altra sono di nuovo in movimento. I mezzi di convincimento sono sempre gli stessi: le consuete logiche di appartenenza, apparentamento. E le difficoltà a trovare una collaborazione degnamente retribuita, la crisi dell'editoria rendono più facile il compito. Si usano tutti i mezzi, leciti e meno leciti (il secondo l'ho provato sulla pelle tre anni fa) pur di disinnescare l'avversario. E' il fazionismo il vero veleno di una categoria di individualisti, dove ciascuno pensa sempre di essere più bravo dell'altro, di avere una risorsa in più per scavalcare l'altro.
Intanto i problemi restano sempre lì'. Da trenta anni anni si paventano rischi, si analizzano scenari, ma poi non è mai cambiato niente. Anzi è cambiato tutto, visto che un gruppo sempre più ristretto di privilegiati si è garantito lauti stipendi e laute pensioni incentivate (magari con contratti ci collaborazione), ha sfondato il mercato col giornalistificio e ha bruciato varie generazioni di colleghi. Non solo i precari, ma anche gli stessi contrattualizzati. Sempre di meno, costretti a cedere fette di dignità. Io ho 41anni, in Europa ci sono quarantenni che dirigono prestigiose riviste, mentre gli 'inviati sul campo' sono trentenni o poco meno. Qui a quaranta anni siamo ancora 'giovani colleghi'... e anche questa storia non cambia. Strozzati con contratti a tre euro o peggio senza contratto. Costretti ad accettare condizioni capestro, 'stravolgimenti' dei contratti, vessazioni.
Io dico da sempre che è necessario organizzarsi. Oggi per impegnarsi negli istituti di categoria, un indipendente doveva scegliere di candidarsi da una parte o dall'altra. Noi dobbiamo raccogliere tutta la gente di buona volontà, quelli che non hanno interesse per le correnti, l'esasperata politicizzazione della categoria, il sindacalismo a buon mercato. Candidarci e farle noi le riforme, come abbiamo fatto a Firenze. Candidarci e togliere il timone a chi ha affossato il nostro futuro. Dobbiamo provarci, senza aver paura di fallire. Denunciare questo orrore nella melassa degli 'adoranti' il vitello sacro è sicuramente marcare la differenza. Abbiamo il dovere morale di farlo. Per il nostro oggi e per il domani dei nostri figli, ai quali vorremmo consegnare una società migliore (non paracularli per un posto fisso, magari barattando l'incentivo al prepensionamento). Per cambiare dovremo essere tanti. Se non ce la faremo, almeno avremo tentato; sicuramente avremo la consapevolezza che la lamentazione è uno degli sport preferiti tra i colleghi, che però per stanchezza o ignavia non scelgono di impegnarsi in prima persona. Di fatto lasciando spazio a loro, ai moralizzatori, agli ultimi custodi del fuoco sacro della professione, eletti con tre voti dei soliti noti, si godranno le ultime briciole. Orchestra del Titanic... magari, specchio dei tempi sembrano più la Costa Concordia.

FABRIZIO MORVIDUCCI

lunedì 8 ottobre 2012

LA COLLABORAZIONE SI INTENDE GRATUITA


"Settimanale online (...)  cerca collaboratori per ampliamento della redazione per le sezioni attualità, politica, esteri, economia, cultura, tecnologie e webtv. Si richiede conoscenza tematiche trattate dalla testata, predisposizione all’analisi dei fatti e all’esposizione con un linguaggio chiaro ed efficace. Ambiente giovane e dinamico, opportunità di sviluppare competenze in ambito giornalistico e multimediale. La collaborazione si intende gratuita, con possibilità di acquisizione di crediti formativi universitari e partecipazione ad eventi tramite accredito stampa". 

Ecco: questo è uno dei mille e più annunci che si possono leggere on line  circa le offerte di lavoro per giornalisti e/o comunicatori.
.
la cosa che colpisce sempre nell'entrare all'interno dei meandri nemmeno  tanto oscuri di questi elenchi di 'opportunità' è l'assoluta mancanza di concetti come 'contratto' (diritti, orari, etc) e la macroscopica, direi ossessiva, predilezione per il 'lavoro a titolo gratuito' . 
Che, ad una mente accorta, dovrebbe suonare come un ossimoro, considerato come 
IL LAVORO sia 
 "un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche o intellettuali per raggiungere uno scopo preciso, ossia procurarsi col proprio lavoro beni essenziali per vivere o beni superflui (...) attraverso un valore monetario riconosciuto acquisito da terzi quale compenso". 

Ma tant'è!
Ci dicono, e tutti ne siamo convinti, che la rete sarà il futuro.
Colpisce però che, anche nelle recenti manifestazioni dedicate al giornalismo in Internet, questo tema sia rimasto ai margini, per non dire altro.
Eppure dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi ulteriore riflessione.

Sarebbe ora che i ns. dirigenti di sindacato ed ordine regionale provassero  a confrontarsi anche su queste cose, su come il giornalismi possa sopravvivere a tutto questo. A meno che non si voglia semplicemente  traghettare l'ultima generazione di privilegiati alla sicura pensione.

mercoledì 3 ottobre 2012

INSIEME! lettera aperta ai colleghi contrattualizzati


Ya basta nasce  per tentare un'operazione ambiziosa, ovvero unire precari, free lance orgogliosi di esserlo, contrattualizzati vari (FNSI, FRTI, AERANTI-Corallo), cocopro, partite iva etc. etc.,  intorno ad alcuni concetti basilari: dignità, diritti, equità, giustizia. Principi semplici che hanno nella Costituzione, inannzitutto, e dunque   nelle leggi,  i presupposti fondamentali, ma che vanno fatti vivere nella concretezza delle scelte e delle azioni quotidiane, pena la loro sterilizzazione progressiva.
Ho cominciato a parlarne scrivendo una lettera ai precari fiorentini che ha suscitato un vasto interesse ed un ampio dibattito. Ritengo sia stato un buon segno: significa che le obnubilazioni della contemporaneità non ci hanno resi del tutto abulici.
E' per questo che oggi voglio scrivere una lettera aperta anche ai  colleghi contrattualizzati: semplicemente per chiedere loro di schierarsi. Apertamente!

Non è pensabile infatti (e lo spirito della Carta di Firenze nasce proprio da questa considerazione, che a sua volta deriva dal primo dovere del giornalista -insieme con quello di cronaca e critica-, cioè la solidarietà nei confronti dei colleghi) che si continui a far finta di nulla. 
Non è possibile che nessuno nelle redazioni, fuori dalle redazioni, negli uffici stampa/comiunicazione pubblici e/o privati, magari proprio perché protetto e garantito dallo stipendio e dal contratto,  non veda  quanta parte di quello che CI è permesso deriva dal fatto che la 'baracca' si regge oramai sulle spalle di decine, centinaia, di colleghi sottopagati e sfruttati. Senza i quali il sistema dell'editoria italiana sarebbe da anni andato a scatafascio, i  giornali non uscirebbero, le radio non trasmetterebbero e nemmeno le TV; i siti web sarebbero morti, altro che 'just in time'...

Cari colleghi contrattualizzati, va detto una volta per tutte: non è più possibile andare avanti come se nulla fosse. Come se quello stipendio di cui godiamo e le garanzie che ci fanno forti, non fossero oggi più che mai costruite anche sulle spalle di colleghi meno fortunati di noi, verso i quali abbiamo dunque inannzitutto un debito di riconoscenza.
Mi chiedo e vi chiedo: come si  fa a restare indifferenti rispetto a questo? Nei fatti, intendo, non nelle belle intenzioni espresse nei convegni e nelle mozioni di categoria. Cosa aspettiamo dunque dunque a ribellarci di fronte a questo andazzo, cominciando a denunciare chi va denunciato? 

Come si fa a rimanere impassibili di fronte al fatto che, accanto ad un nostro  articolo, servizio, take etc. ne venga pubblicato un altro il cui autore, quando va bene, viene pagato (se viene pagato) un decimo rispetto a noi? Con contratti capestro o peggio.
E come si fa a non capire che questo meccanismo, rispetto al quale  rimaniamo per lo più indifferenti, sta rendendo il mondo del lavoro un campo di battaglia dove i simili si scannano tra di loro.
La storia recente dell'editoria -delle sue condizioni concrete-  dimostra come, l'aver mostrato disinteresse (o peggio, l'aver avallato...) la precarizzazione di massa di intere generazioni e settori del nostro lavoro, abbia prodotto e continui ad alimentare un sistema in cui le garanzie e i diritti sono in pericolo per tutti. Contrattualizzati e non, garantiti e non.
Sembriamo non capire che di fatto siamo  tutti cooperanti con gli editori nella costruzione un futuro del tutto simile a una giungla a-contrattuale e a-morale, in cui affogheremo tutti. E prima di noi, la nostra dignità professionale, la possibilità di fare un giornalismo degno di questo nome.


E allora, cari colleghi contrattualizzati, se non per loro - ovvero, per i precari-, se non per i vostri figli o nipoti che subiranno le conseguenze della nostra apatia, facciamolo  per noi  stessi:  per evitare cioé che l'onda lunga ci travolga tutti, che il ricatto del 'fuori è peggio' non diventi anche per noi (come sempre più spesso accade già oggi)  la mannaia quotidiana sotto la cui minaccia cedere diritti. 
E' per questo che vi chiediamo un gesto di dignità di coraggio e, perchè no, di bellezza -termine che dei questi tempi va molto di moda-.
Scendiamo dunque  dal nostro piedistallo (sempre più malfermo, per altro..) e lavoriamo per un fronte comune che, nella promozione dei diritti di tutti e della dignità di ciascuno, serva davvero al futuro della nostra professione. E, se proprio l'idealismo non ci piace,  almeno  al vostro/nostro  piccolo, ma importantissimo futuro individuale.,

Noi di ya basta non ci sentiamo a nostro agio in  un mondo in cui un manipolo di privilegiati banchetta allegramente sullo sfruttamento di migliaia di colleghi . A questo non ci vogliamo arrendere.
E voi?

lunedì 1 ottobre 2012

STAGISTI: APPELLO AL SINDACATO-ORDINE


STAGISTI: APPELLO AL SINDACATO-ORDINE

Caro Ordine, caro Sindacato Toscano, credo sia arrivato il momento di una presa di posizione forte e definitva sulla questione degli stagisti, che, soprattutto in tempi di crisi, sta diventando sempre più delicata.
Non è possibile infatti assistere impunemente al fatto che, mentre si mettono in cassa integrazione, si licenziano, si maltrattano e si sottopagano intere redazioni, gli editori possano senza ritegno e problema alcuno mandare alle conferenze stampa stagisti di varia provenienza, o possano inserirli stabilmente per 6/8 ore quotidiane nella catena produttiva, senza che nessuno intervenga.
In questo modo, come già detto, si contravviene alle leggi, ma, soprattutto, per quel che ci riguarda, si utilizza sostanzialmente lavoro nero , al posto dei lavoratori licenziati o messi in cassa integrazione.
Al di là delle lodevoli prestazioni di libri e dei succulentissimi convegni, sarebbe ora che qualcuno si occupasse davvero di questa vicenda.

Sarebbe ora che anche le istituzioni (regione e provincia in primis), visto il loro interesse verso le questioni del lavoro, facciano sentire la loro voce e si attivino FATTIVAMENTE perchè questo scempio non prosegua.
Come? 
Una proposta che abbiamo già avanzato e che potrebbe  intanto frenare la deriva è chiedere che i progetti di comunicazione istituzionale, le conferenze stampa, i servizi etc che riguardano le istituzioni NON SIANO confezionate e/o affidate a stagisti

A meno che non  voglia un futuro fatto di stagisti non pagati e di qualche pivilegiato attaccato al proprio fortino.
Inespugnabile?
DG 

martedì 25 settembre 2012

PACATAMENTE: lettera aperta ai Precari (fiorentini e toscani, innanzitutto)


Cari Precari 

è passato un anno dall'approvazione della Carta di Firenze. Ricordo le discussioni, le polemiche -anche le ironie, i dubbi, i distinguo- che animavano le discussioni su cosa quel documento avrebbe comportato per il futuro della nostra categoria.
Ad un anno di distanza mi piacerebbe porvi una domanda, senza malizia e senza polemica. Pacatamente. Piano piano.
Ora che c'è, la Carta, perché continuate a far finta che non ci sia? Perché cioè, stante le condizioni infami di lavoro che denunciate in 'camera caritatis', poi, di fatto, nessuno (nessuno!) ha sentito in questi mesi l'esigenza,. non dico di denunciare (non sia mai che  il padrone potrebbe arrabbiarsi...) ma almeno  di stimolare, di sollecitare Ordine e Sindacato locale verso un'azione concreta sulle garanzie che la Carta fornisce.

Qualcuno, in quei giorni, ebbe modo di farmi notare che le carte deontologiche (ma l'Ordine solo quelle può fare...) sono come Carta igienica. 
Bene,  detto che anche la carta igienica ha la sua nobiltà (mi verrebbe da sottolineare che è anche utilissima, ma non vorrei sembrare capzioso), è evidente a tutti che una carta deontologica non ha nessun valore a meno che noi non gliene conferiamo qualcuno. Ovvero, non ha nessun valore se noi non decidiamo di usarla. Allora, e solo allora, diventa uno strumento cogente a tutti gli effetti; uno strumento che, per i comportamenti vietati, determina, qualora ne sia acclarata la colpevolezza, pene severe nei confronti di direttori caporedattori colleghi etc che 'lucrino' sulla precarietà altrui, o semplicemente facciano finta di non sapere.
Va da sè che editori, mascalzoni, crumiri, furbastri e tutta la lunga risma di tristi figuri con cui spesso abbiamo a che fare, abbiano, loro sì,  tutto l'interesse a tenere la Carta nel cassetto.
Ma voi, noi?
A meno che le condizioni infami di lavoro in cui siamo costretti a vivere non siano una balla che ci raccontiamo per passare il tempo (ma allora meglio parlare d'altro) c'è qualcosa che non mi quadra.
Io dico che è arrivato il momento di dire: ora basta!
Cari amici e colleghi precari, so che molti di voi penseranno: sì, ma se rompo le scatole anche quella minima  possibilità di collocarmi 'un domani' va a farsi benedire....
Bene, vi svelo un segreto: se si continua di questo passo, non ci sarà nessun domani. Per nessuno. O meglio, ci sarà un domani per pochissimi privilegiati residui e per una pletora di super-precarizzati de-professionalizzati e de-pressi che faticheranno,  a pagarsi, non dico  un mutuo che sarebbe un lusso anche perché da precario non te lo danno,  ma il necessario per sopra-vvivere.
Cosa vi spinge a pensare che editori graziosamente abituati negli anni ad avere moltissimo (se non tutto)  concedendo pochissimo (o nulla)  si trasformino improvvisamente in filantropi amorosi?
La cruda verità, che gli anni trascorsi dovrebbero aver insegnato a tutti, è che laddove si pagava 10 oggi si paga 1  (di conseguenza dove si pagava 9 oggi non si paga nulla, ed anzi, come tutti sappiamo c'è oramai chi paga in proprio per lavorare...) e laddove si lavorava in 20 oggi si lavora in 2.
E' vero: c'è la crisi, le nuove tecnologie hanno cambiato mercato e professione...
Ma siete convinti che un impegno maggiore di tutti noi, del sindacato e dell'ordine non avrebbe potuto incidere sulla dinamica perversa che oggi ci porta a lavorare in penuria drammatica  di diritti e denari? 

Cari amici precari  è per questo che dobbiamo dire basta. E dobbiamo dirlo ora. Perché, se non ci impegniamo in prima persona a cambiare le cose nessuno le cambierà per noi. E queste potranno solo peggiorare.

Noi ci siamo.
Voi?
DG

sabato 15 settembre 2012

I HAVE A DREAM


Voglio partire da questa immagine che ho sempre nella mente. Quella del gruppo di persone che sul palco di un teatro fiorentino chiedeva fiducia a tanti colleghi arrivati in città per una svolta vera nella professione giornalistica. Dignità, chiedevano questi colleghi, dignità volevamo per loro e per tutti noi. E’ nata così la carta di Firenze. E’ nata perché un giorno il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino ci ha concesso fiducia. E allora un gruppo di lavoro formato da consiglieri nazionali Odg Fabrizio Morviducci, Alessandro Mantovani, Paolo Tomassone, Massimiliano Saggese, Antonella Cardone e Cosimo Santimone, con due membri esterni, Domenico Guarino e Francesca Cantiani, e Susanna Bonfanti per la due giorni fiorentina, ha deciso di spezzare la logica delle correnti e lavorare per un obiettivo comune. Su quel palco si sono aggiunti altri colleghi di valore: Maria Giovanna Faiella, Ciro Pellegrino, Patrizia Tossi, Nicola Chiarini. Che hanno guidato i gruppi di lavoro nella nascita della Carta di Firenze. Con noi c’erano anche rappresentanti della Fnsi, Maurizio Bekar, Anna Bruno, Dario Fidora. Abbiamo anche con loro raggiunto un’intesa, nonostante il vertice del sindacato avversasse (non a parole ma nei fatti) ogni loro mossa, ogni nostra decisione.

Firenze è stata la nostra scalata all’Everest. Era un anno fa. La carta è stata approvata dall’assemblea e recepita così com’era dal Consiglio azionale dell’Ordine che l’ha approvata sancendone l’entrata in vigore. E da subito sono partiti i distinguo. Il più importante? Quello del sindacato  visto che il consiglio nazionale Fnsi ha approvato una carta ‘emendata’, che non rispetta la volontà dell’assemblea fiorentina. Dico questo per alimentare divisioni? No di certo. Rappresentare i fatti non alimenta divisioni, serve a formarsi un’idea.

Eccoli altri fatti. I cambiamenti nella professione hanno portato a un indebolimento radicale del ruolo del giornalista. E scelte scellerate, disinteresse, individualismi, hanno determinato la situazione odierna: precariato selvaggio, cottimo intellettuale, ‘brutalizzazioni’ del  contratto di lavoro anche per i garantiti. Questo è successo perché è passata un’idea proprietaria delle istituzioni di categoria, e perché si è pensato troppo spesso alle garanzie dei garantiti, curandosi poco di dare condizioni dignitose a chi per scelta ha puntato sulla libera professione o per costrizione vive nella precarietà. E ora la situazione è difficile: sempre di meno, sempre più ‘strozzati’ i colleghi nelle redazioni (molte non esistono più), sempre di meno i freelance che trovano compensi dignitosi, sempre di più i giornalisti precari sviliti nella dignità professionale, sfruttati e sottopagati.

Da Firenze dobbiamo partire. Da quella prima decisione unitaria di chi non vuole ‘appartenenze’ se non quella comune della ‘colleganza’. La testata d’angolo verso un comune sentire. La carta di Firenze rappresenta il primo vero momento di aggregazione da parte di giornalisti che vedono l’impegno negli organismi di categoria come un dovere morale e non come un mezzo per l’esercizio del potere.

Un movimento collettivo, nazionale, che deve trovare radicamento nelle regioni. Per far capire ai ‘presidenti a vita’, a tutti quelli che sono contemporaneamente presenti in tutti gli organismi di categoria e che in questi anni sono stati bravissimi a consolidare potere e clientele, che la musica è cambiata. Costerà fatica. E sicuramente qualche rapporto personale. Sicuramente assisteremo a ricatti ‘sul pane’. A chi ci sta provando da tempo è già successo. Succederà ancora. Ma abbiamo il dovere di provarci. Lo dobbiamo fare adesso, per non rimpiangerlo domani. Perché domani non ci siano le stesse logiche, le stesse divisioni ‘per testata’, gli stessi metodi. La stessa musica, magari suonata da orchestrali più giovani, selezionati con lo stesso metodo. 

Costerà fatica. E partecipazione. Perché l’idea è costruire un movimento di persone diverse con un obiettivo comune: restituire diritti e dignità alla nostra professione. Contrattualizzati, freelance, collaboratori, pensionati: nessuna distinzione di genere, tutti insieme perché siamo giornalisti. Veniamo da esperienze differenti, siamo stati programmati per essere individualisti nella quotidianità del lavoro. Era ed è un modo per tenerci lontani per impedirci di mettere in rete le esperienze, consolidare il potere di pochi e far prosperare gli editori. Pensiamo a un movimento vero, d’opinione, che si misura a livello locale e fa parte di una rete nazionale. Non un comitato elettorale che raccoglie firme e voti (gli stessi da sempre) solo per le elezioni. La parola d’ordine è DIGNITA’. Ce lo chiedono i nostri lettori, gli ascoltatori, i telespettatori. Ma prima di tutto ce lo chiedono le nostre coscienze. Ci proveremo tutti insieme se vorrete. Se riusciremo solo allora comincerà il lavoro. Se non ce la faremo torneremo alla nostra quotidianità, ma convinti che solo lottare per un obiettivo nobile è già una grande vittoria.

Fabrizio Morviducci 

mercoledì 12 settembre 2012

Elenco "editori canaglia", ad esempio. Una proposta concreta



....Ad esempio... si potrebbe (penso alle istituzioni innanzitutto) stilare un elenco degli 'editori canaglia'

Un elenco cioé di aziende con cui le amministrazioni pubbliche ed i privati virtuosi decidono di non avere rapporti economici (contributi, spot etc) perché non rispettose dei diritti dei lavoratori.

Farlo sarebbe molto semplice: una classifica stilata sulla base di criteri che commisurino il fatturato con gli occupati non precari (contratti a tempo indeterminato e di che tipo) ed i livelli medi di retribuzione dei lavoratori

Un elenco pubblico che premi i virtuosi a scapito dei corsari.
Un 'bollino di qualità'  (alla stregua di una certificazione DOCG o ISO, o BIO) da apporre alle testate che -come  accade ad esempio con esiti grandemente positivi nel settore della filiera corta e dell'agricoltura biologica-  verrebbero incentivate ad investire in qualità e diritti, a fronte di una certificazione che valorizzi il loro marchio verso quella porzione, non trascurabile, del mercato che si dimostri  'attento' e 'sensibile' rispetto a queste tematiche.

Nell'epoca della globalizzazione informatica, in cui il presupposto della qualità è destinato  diventare un 'asset'  estremamente importante, per quanto non materiale in senso stretto, crediamo sia un'operazione vincente, sia per le aziende che vi concorrono, sia per i privati e le istituzioni che lo promuovono.
Un'operazione che si può fare a costo zero,  che necessita 'solo' di un (grosso) investimento politico.

L'ordine, ed il sindacato,  da parte loro, potrebbero essere garanti, innanzitutto deontologici, della correttezza delle valutazioni fatte
Che ne dite?

lunedì 10 settembre 2012

Usque tandem finanziamenti a pioggia? Ovvero: ma... i lavoratori?




Altre tre emittenti del sistema radiotelevisivo toscano sono entrate in crisi: i lavoratori delle televisioni che fanno capo al Gruppo Poli, (Italia 7, 8 Toscana e Rete 37) denunciano il fatto che "stanno affrontando da due anni una situazione molto pesante legata ai ritardi nel pagamento degli stipendi, che negli ultimi mesi si è trasformata in veri e propri mancati pagamenti.In aggiunta recentemente sono stati lincenziati tre dipendenti, dei quali due giusto il 3 settembre. Il caso viene dopo la vicenda ben nota di Canale Dieci, quella di Noi TV Lucca, TeleTirreno; e tutte le altre   'tragedie' occupazionali che, da qualche mese in qua si stanno vivendo nel settore.

Era per questo che già nell'agosto scorso, in colloqui ufficiali con il presidente dell'ordine e con quello del sindacato della Toscana, avevamo chiesto che si mettesse mano urgentemente ad una legge 'di sistema', che passasse oltre il sistema degli aiuti a pioggia, mai selettivi, come esperienza dimostra, costruendo un meccanismo legislativo in grado di premiare  davvero le emittenti virtuose, ovvero quelle che si preoccupano della qualità di ciò che viene messo in onda, e soprattutto (le due cose sono ovviamente correlate)  dei livelli di occupazione, oltre che dei diritti dei lavoratori.

Anche per pressioni -miopi- provenienti dal settore specifico, si preferì assecondare altre logiche. Che, era chiaro prevederlo, avrebbero mostrato la corda alla prima occasione utile.
Ed infatti, quelle stesse emittenti che benificieranno  dei fondi per il passaggio al digitale,  stanno mettendo mano a provvedimenti di cassa integrazione, riduzioni di organico etc etc.
Una dinamica nota e tristemente avallata.

Ya basta, sulla base del bando che la regione Toscana ha finanziato con 200,000 euro (cfr: http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/2011/11/03/79ddac1727c77770b0587ce230f3230e_decreto4709bandoemodulistica.pdf)
SI CHIEDE:
come mai non si è pensato di chiedere, tra i requisiti del bando, la salvaguardia dei tetti occupazionali per gli anni a venire?
Perché tra i criteri di valutazione e di priorità delle domande la questione occupazionale non è stata assolutamente menzionata? 
Come mai tra i criteri di inammissibilità si prevedesse l'esclusione solo per quelle imprese che " non abbiano proceduto, nei ventiquattro mesi antecedenti la pubblicazione del bando, a riduzioni dell’attività, tali da comportare una riduzione del personale superiore al 70%"?

Aspettiamo fiduciosi una risposta...

mercoledì 8 agosto 2012

QUALE 'LAVORO' PER GLI STAGISTI?


Leggiamo con interesse un intervento pubblicato sul sito Assostampa Toscana circa la questione delle sostituzioni per ferie. Nell'articolo giustamente si ricorda come  tale sostituzione non  possa avvenire se non a pari condizioni di diritti e di compensi, ovvero non possa in alcun modo  prevedere il ricorso a stagisti che, si ricorda, " non essendo a nessun effetto un lavoratore, né subordinato né autonomo, non può svolgere alcuna attività lavorativa utilizzabile nella produzione del giornale". 
Per questo si chiede che i CDR vigilino " chiedendo alle rispettive aziende di essere messi tempestivamente a conoscenza, ai sensi dell’art. 34, sul numero, i nomi, l’ambito temporale del loro utilizzo, le scuole di provenienza e il percorso formativo da realizzare per gli stagisti".
Tutto buono tutto giusto. 
Ma quell'enorme pletora di stagisti che nelle realtà televisive, radiofoniche, internet e negli stessi quotidiani, ogni giorno, vengono utilizzati 'in produzione'? 
Con questi come la mettiamo? 
Chi vigila  che non ci siano abusi? A chi spetta la responsabilità di tutelare tanto lo stagista quanto i lavoratori? 
E dove i CDR non ci sono (come sempre più spesso capita, a causa della 'atomizzazione' delle redazioni)?
Sarebbe possibile chiedere almeno alle amministrazioni pubbliche (in primis Regione, Provincia Comune, ma anche Camere di commercio, Sindacati, etc etc) di  'NON ACCETTARE'  stagisti  alle proprie conferenze stampa?
Si può cerare uno sportello dedicato cui gli stessi stagisti possono rivolgersi per sapere dei propri diritti e/o doveri?
Si può procedere ad ispezioni 'serie' magari su segnalazione 'anonima' delle redazioni (laddove il cdr non esista)?

venerdì 27 luglio 2012

NUOVA LEGGE REGIONALE INFORMAZIONE: LE NOSTRE PROPOSTE

Apprendiamo dalle agenzie che tra qualche giorno verrà presentata una prima "bozza di proposta di legge regionale, che introduce nuove disposizioni a sostegno del sistema dell’informazione".

A questo proposito vorremmo segnalare che da qualche mese abbiamo presentato proprio alla commissione consiliare che si stava occupando della cosa una serie di proposte DI BUON SENSO. 

Eccole:  nella speranza che siano state recepite



Art. 48 quater
(Interventi per l’editoria locale)

1.La Regione pone in essere attività finalizzate a:
a) sostenere LE TESTATE GIORNALISTICHE TOSCANE (CARTA STAMPATA, RADIO, TV, INTERNET ETC) ; 

b) sostenere la distribuzione locale e la diffusione della stampa periodica di informazione; (CASSARE)

c) promuovere la definizione e l'attuazione di progetti per la diffusione, l'analisi e la FRUIZIONE DELLE TESTATE GIORNALISTICHE LOCALI Per il perseguimento delle attività di cui al comma precedente, la Regione attua, tra l’altro, i seguenti interventi: 

A1) IDENTIFICAZIONE DI SPECIFICI INCENTIVI FISCALI, SECONDO LE SPECIFICHE COMPETENZE DELLA REGIONE (IRAP ETC)

A2) EROGAZIONE DI CONTRIBUTI AD HOC PER LE TESTATE GIORNALISTICHE LOCALI CHE PROMUOVANO UNA BUONA E DIGNITOSA OCCUPAZIONE PER I PROPRI DIPENDENTI, OVVERO PRESENTINO UN ORGANIGRAMMA CHE PREVEDA CHE ALMENO L'80% DEI LAVORATORI SIA ASSUNTO COL REGOLARE CONTRATTO DI CATEGIORIA, DI CUI ALMENO IL 60% A TEMPO INDETERMINATO

a) erogazione di contributi a sostegno di investimenti per la ristrutturazione aziendale e l'ammodernamento tecnologico anche finalizzato alla fruizione dellE MEDESIME e da parte dei soggetti disabili sensoriali nelle seguenti modalità:
contributi in conto interesse per consentire l'accesso a mutui bancari a tasso agevolato;
contributi in conto capitale, fino al
40 per cento degli investimenti;
b) erogazione di contributi in conto corrente per l'acquisto della carta fino ad un massimo del 20 per cento della spesa complessiva, a fronte di un bilancio certificato relativamente alla voce dell'acquisto carta finalizzata alla stampa del periodico; 

B1) EROGAZIONE DI CONTRIBUTI FINO AD UN MASSIMO DI COPERTURA DEL 30% PER LE SPESE DELLE UTENZE

c) contributi per l'abbonamento ad un massimo di due agenzie di stampa ad informazione regionale.
2.
Per l'erogazione dei contributi di cui al comma 1, lettera b), la certificazione di bilancio è rilasciata, limitatamente ai soli costi sostenuti per l'acquisto della carta utilizzata, da parte di una società di revisione, iscritta all'apposito albo tenuto dalla Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB).
3. Gli interventi di cui al comma precedente sono erogati a favore di imprese, aziende, cooperative e associazioni editoriali con sede legale ed attività produttiva in Toscana, che editanoO TRASMETTANO:
a) con regolarità da almeno due anni dall'entrata in vigore della presente legge e che siano iscritti al registro degli operatori di comunicazione;
b) con frequenza QUOTIDIANA E non ed a carattere almeno settimanale;
c) con periodicità regolare di almeno quarantadue uscite per i settimanali;
d) con copertura territoriale di capoluoghi provinciali o sovracomunale e,

PER QUANTO CONCERNE LA CARTA STAMPATA, con tiratura non inferiore alle tremila copie per ogni uscita in vendita o in abbonamento postale;
e) finalizzati esclusivamente all'informazione locale ed alla valorizzazione dei temi riguardanti la realtà sociale, economica e culturale della Toscana;
f) che su base annua destinino

LE RADIO E LE TV almeno il 2 ORE 2 MEZZA del PALINSESTO DIURNO (ORE 7,30-21)
LA CARTA STAMPATA E LE TESTATE INTERNET ALMENO IL 60% DELLA PROPRIA FOLIAZIONE

all'informazione sulla società, SULLA CULTURA e vita politica locale, sulla cronaca e sulle istituzioni e destinazione di una quota non superiore al 45 per cento di pubblicità su base annua.
4. I destinatari di cui al comma precedente, al fine di beneficiare dei contributi regionali, sono tenuti ad avere una struttura minima di due dipendenti anche part-time e ad utilizzare come collaboratori redazionali almeno due giornalisti pubblicisti regolarmente retribuiti.”

A questo link, invece, trovate le proposte che abbiamo inoltrato, come gruppo ODG sul precariato, alla giunta regionale  

http://www.facebook.com/notes/ya-basta-giornalismo-%C3%A8-dignit%C3%A0/il-nostro-progetto-verso-una-legge-regionale-sul-pluralismo-editoriale/405565799501797


mercoledì 25 luglio 2012

CIAO CIAO EQUO COMPENSO?


"Il ministro Fornero ha detto 'no' all'approvazione della legge sull'equo compenso". Ad annunciarlo è Enzo Iacopiano, presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, che commenta: "La vergogna si è consumata".
Per Iacopino, il ministro "smentisce lo stesso governo del quale fa parte che aveva dato un parere favorevole in occasione della prima lettura e oltraggia la volontà della Camera, che aveva approvato la norma alla unanimità. Cadono nel vuoto l'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del presidente del Senato il quale, d'intesa con il senatore Pasquale Giuliano, che presiede la commissione Lavoro, saprà certamente tutelare le prerogative del Parlamento. Il parere del governo non è, infatti, vincolante".
"Una domanda: agli interessi di quale lobby risponde un atteggiamento come questo? Un secondo quesito: davvero - si chiede Iacopino in conclusione - i parlamentari decideranno di far spazzare via da un diktat una azione di moralizzazione nel delicato mondo dell'informazione?".




NOTA A MARGINE: L'EQUO COMPENSO LO PREVEDE GIA' LA COSTITUZIONE, BASTEREBBE APPLICARLA....

Art. 36.
 
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

lunedì 23 luglio 2012

PALESATEVI!

Ho visto che ci sono già un po' di visualizzazioni della pagina. Bene! Credo che, visti gli intenti dichiarati, la cosa migliore sia che, via via, voi  vi palesiate (con un commento, un post, qualcosa...) per:
A) farmi/ci sapere se la cosa interessa o meno e perché
B) descrivere in che tipo di situazione (lavorativa...)  vi trovate, e qual è il vostro rapporto concreto con Sindacato e/o Ordine
C) Cosa vorreste che gli organismi di rappresentanza della categoria fossero e cosa, concretamente, facessero.

ps. so che un post del genere può apparire per alcuni versi 'surreale', ma credo che il dadaismo applicato alla politica sia oggi la sola cosa che ci rimane da fare per cambiare le cose,  considerato come siamo messi ... l'altro giorno un collega di cui non farò il nome, lavorato-per-un-anno-non-pagato-in-una-nota-testata-locale-salvo-essere-poi-licenziato-cosa-strana-visto-che-non-era-mai-stato-assunto-e-che-lo- (non)pagavano-a-pezzo- una miseria (dico 'non pagavano perchè di fatto non vedeva una lira da mesi...) mi ha detto che 'qualcuno'  gli ha proposto una transazione pari al 30% di quello che gli era dovuto dal suddetto editore. Ovvero una transazione del 30% sulla paga paraschiavile di pochi euri a pezzo, mai percepiti...
pare che qualcuno del sindacato gli abbia detto di accettare, che era un ottima proposta...Lui, giustamente, ha trasecolato...Surreale no?
E invece è vero. Tutto vero!

venerdì 20 luglio 2012

YA BASTA: ADESSO BASTA!


ADESSO BASTA!
> costruiamo insieme ( e dal basso) gli organismi di categoria
>
> Chi siamo: siamo quelli della Carta di Firenze
>
> Cosa Vogliamo: stufi delle logiche consortili e degli equilibri
> sclerotizzati che hanno retto in Toscana l'Ordine ed il Sindacato dei
> giornalisti (almeno) nell'ultimo decennio, vogliamo costruirte finalmente
> un'alternativa seria che abbia  l'ambizione di portare nuove idee e nuove
> persone ai vertici dei due organismi.
>
> Cosa vi chiediamo: semplicemente di collaborare con noi per discutere ed elaborare un
> programma e per formare quella massa critica che renderà possibile questa
> operazione.