mercoledì 7 novembre 2012

EQUO COMPENSO: IL SENATO DICE SI'... FINALMENTE!



E' una data in qualche modo storica. Ora, ovviamente, bisognerà aspettare la Camera dei deputati. Ma intanto è il segno che la strada che avevamo cominciato con la Carta di Firenze è quella giusta. 
In questa battaglia molti si sono girati dall'altra parte, altri si sono -tiepidamente- avvicinati solo in un secondo momento, altri ancora li aspettiamo sul carro del vincitore a rivendicare false patenti di paternità.
E' la storia. 
Ma noi la cambieremo
Ya Basta!

DOMENICO GUARINO e FABRIZIO MORVIDUCCI

Dalla bacheca di Enzo Iacopino (presidente Ordine dei Giornalisti)

È ORA DI EQUO COMPENSO. Il Senato, alla fine, l'ha approvato con modifiche che impongono un nuovo passaggio alla Camera. È stato sconfitto chi, anche tra noi, sperava saltasse per calcoli e velleità varie. Chi vuole rivendichi paternità e meriti, continuando a pensare che i colleghi abbiano l'anello al naso. Per anni sono stati trattati come schiavi, senza che nessuno intervenisse fino a quando il 18/05/2010 l'idea della legge nacque nella sede dell'Odg. C'erano Giorgia Meloni (allora ministro), Antonio Borghesi e Elio Lannutti (IV), Silvano Moffa (presidente della Commissione Lavoro della Camera), Vincenzo Vita (PD). A loro, si aggiunse a Montecitorio Enzo Carra (UDC) senza l'impegno del quale non l'avremmo mai spuntata. E in Senato, senza Lannutti, Vita, il presidente Renato Schifani e il presidente della Lavoro, Pasquale Giuliano, non sarebbe stato possibile. La lista dei parlamentari ai quali dire grazie è molto più lunga. Ben poca cosa rispetto a quella di quanti, in tutti questi anni sono stati lasciati senza protezione alcuna da molti che oggi dispensano la loro saggezza, dopo aver formulato ipotesi che non avevano alcuna chance alla luce dei regolamenti parlamentari. 
Non è la legge che avremmo voluto, ma introduce un principio dell'alto valore morale. È un buon inizio che consentirà a chi verrà di non partire dall'era delle caverne, com'era prima.
Ai polemisti lasciamo la rivendicazione di una paternità che non hanno e di un contributo reale che millantano.

Nessun commento:

Posta un commento