(dal
titolo di una canzone dei CCCP)
Primo
maggio con rabbia, perché la nostra non è più una repubblica
fondata sul lavoro, ma sui furbi che il lavoro te lo sottopagano, te
lo tolgono quando gli pare, te lo fanno calare dall'alto. E perché
non è una repubblica che, come recita la costituzione,
permetta a ciascuno di noi, attraverso l'esercizio di una
professione, la garanzia di un'esistenza dignitosa
, per noi e per le nostre 'famiglie' (qualunque esse siano).
L'Italia
di oggi è la Repubblica dei furbi, delle consorterie, delle
appartenenze, dei 'dammi qualcosa che ti do qualcosa in cambio'.
Dello scambio di favori. Un paese con sempre meno imprenditori
e sempre più padroni. Dove il cinismo dei sadici diventa politica
aziendale. E i lacché fanno strada a posto dei meritevoli.
E' il
paese delle mezze verità, o delle piene menzogne.
Il
paese che 'se stai zitto e non protesti, forse un giorno...'.
Un
paese dove, giustamente o meno, tanta gente Ha rinunciato a lottare A
sperare.
E in
questo paese fare i giornalisti è diventata una bestemmia:
dileggiati, sfruttati, precarizzati.
Un
paese dove ormai bisogna essere ricchi. per potersi permettere
tre, cinque, dieci, quindici anni di sfruttamento intensivo. Ovvero
lavori solo se hai i soldi.
Un
paese ossimoro!
Noi
abbiamo detto ya basta! A cominciare dalle nostre vite e dalla nostra
professione.
L'Italia
di oggi va ricostruita.. Ciascuno con il proprio tassello del colore
giusto e della giusta sostanza. Ciascuno facendo bene quello che ha
deciso di fare.
Ripartire
da qui: da quello che facciamo, dalla ns. (meravigliosa) professione,
per cambiare in meglio.
E
riconquistare il sapore bello di una festa che oggi puzza di
retorica e di sdegno.
Si
parte con le prossime elezioni dell'ordine, con i nostri candidati
decisi insieme, per portare avanti le nostre politiche e i nostri
ideali.
YB
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