E' per questo che, partendo dalla sua dichiarazione di ieri circa la chiusura del Giornale della Toscana (ai colleghi la massima solidarietà anche di ya basta!), laddove parlava di " grandissimo prezzo per la liberta' di stampa" e di "vera emergenza'' del settore, siamo a chiederle: a quando la legge regionale sul pluralismo dell'informazione locale di cui si è cominciato a parlare oramai circa due anni fa ?
Lei sa che abbiamo presentato alla sua segreteria una proposta concreta, che guarda verso una legge di settore, partendo dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione Toscana che identifica proprio nella corretta e libera informazione uno dei pilastri della propria struttura ideale e politica.
La nostra proposta si basa su due presupposti fondamentali per la tenuta del sistema: da una parte, che si superi la logica delle 'commissioni' (prebende) più o meno laute, perseguita attraverso i finanziamenti a pioggia, e si vada verso un supporto strutturale, calibrato proprio sul ruolo 'sociale' dell'informazione locale; dall'altra che si premino gli editori virtuosi, quelli cioé che salvaguardano la quantità e la qualità dell'occupazione e, non come per lo più accaduto finora, i più furbi e le rendite di posizione.
Lei sa, presidente, che oggi la categoria dei giornalisti è tra quelle più precarizzate, e come nel mondo dell'informazione locale, anche per le caratteristiche specifiche delle aziende che operano in questo settore, tale precarietà assuma livelli oramai insopportabili.
Eppure il sistema dell'informazione locale, la sua qualità, la sua tenuta, rappresenta un baluardo fondamentale nella formazione di una cittadinanza consapevole, e dunque nella tenuta complessiva della società. Un sistema di informazione locale vivace e dinamico è un presupposto basilare della vita democratica di un territorio.
Ecco perchè le chiediamo che, quanto prima, la legge veda la luce proprio, auspichiamo, sui presupposti che noi abbiamo suggerito, partendo dall'esperienza della Carta di Firenze .
Caro presidente, come può comprendere, noi non stiamo chiedendo carità ma diritti. Quei diritti che rappresentano una delle precondizioni per la tenuta del sistema di convivenza civile. Perchè un giornalismo debole e asservito, oltre ad essere indegno di un territorio civile, è tipico delle società e delle economie più arretrate, oltre che dei regimi più o meno dispotici.
Al contrario i territori ed i paesi più dinamici vedono proprio nella tutela della libera circolazione delle informazioni, nella qualità del dibattito e nella professionalità degli operatori del settore, uno dei loro presupposti fondamentali.
Noi vogliamo che la Toscana guardi verso queste realtà, e siamo sicuri che lei la pensa esattamente come noi. Come siamo sicuri della sua consapevolezza del fatto che tutto ciò non può esistere senza un forte puntello ai diritti ed alla dignità del lavoro dei giornalisti.
Domenico Guarino
Fabrizio Morviducci
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